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33° Torino Film Festival tra un cartellone di altissima qualità ed un incremento di biglietti venduti

tff201525/11/2015 – 13:33 – E’ iniziata venerdì 20 novembre al trentatreesima edizione del Torino Film Festival, sotto l’egida del “nuovo” direttore, Emanuela Martini, in realtà impegnata da anni nell’organizzazione e conduzione del festival medesimo.

Niente nomi altisonanti, quindi, a capo del Festival quest’anno, ma si naviga lo stesso a vele spiegate, come dimostra il cartellone di altissima qualità e l’incremento (5%) dei biglietti venduti nel primo weekend di programmazione.

Ma andiamo per ordine. Anzitutto una nota di merito va fatta alla bellissima locandina con un Orson Welles (principe di tutti i cineasti) giovanissimo, con il suo bello sguardo di sfida (e con tanto di sigaretta cje gli pende dalla bocca). A lui è dedicata una mini-retrospettiva con tre titoli: Rapporto Confidenziale, L’infernale Quinlan e – ovviamente – l’esordio Quarto Potere. Per ora abbiamo avuto la fortuna di vedere una nuova versione, restaurata, del capolavoro “noir” di Welles L’infernale Quinlan, che nel montaggio teneva conto di un dossier di 58 pagine di osservazioni del regista per far si che il risultato finale, ampiamente modificato dalla produzione, tornasse ad essere il più fedele possibile alla sua volontà. In particolare, ampiamente rimaneggiato è il finale. Ma, indipendentemente da ciò, fa il suo bell’effetto vedere sul grande schermo il faccione e il fisico deforme di Orson Welles che, nell’interpretare il poliziotto cattivo, se la deve vedere con quello buono interpretato da un altro “gigante” come Charlton Heston. Il film poi è impreziosito dalla grandissima Marlene Dietrich e dall’ottima Janet Leigh. Da antologia la prima scena, probabilmente il più perfetto (e più noto) piano-sequenza della storia della settima arte.

A proposito di maestri, nella sezione “Cose che verranno” (dedicata al futuro come lo vedevano negli anni ‘60/’70) sono stati inclusi due capolavori un altro “maestro”, Stanley Kubrick, Il Dottor Stranamore e Arancia Meccanica, anche in questo caso in versioni restaurate. Entrambe le pellicole non hanno alcun bisogno di presentazione e, ancora oggi, non hanno perso un briciolo della loro potenza visiva, il primo con la psicosi della guerra nucleare imperante a partire dalla anni 50 fino a tutti gli anni 70, il secondo  nella sua condanna non tanto (o non solo) della violenza, ma anche di tutte le costrizioni del potere (anche di quella “ad essere buoni”), quindi in ultima istanza sulla libertà.

Venendo alle novità, il film si è aperto con Suffragette di Sarah Gavron, ottima cronaca della ribellione delle donne sulla disparità dei diritto all’inizio del ‘900. Ben fatto.

Tra i film in concorso, invece, abbiamo visto l’italiano Lo Scambio di Salvo Cuccia. Il film, scritto tar gli altri da un magistrato antimafia (Alfonso Sabella), è ispirato ad una storia vera e ambientato nella Palermo anni ’90, all’epoca del sequestro del piccolo Santino Di Matteo (poi barbaramente assassinato) e dell’operazione “Vespri Siciliani”. Noir teso e secco come un’arma da taglio, dove nulla è come inizialmente come appare. Ottimo. Chidssà se  bverrà apprezzato anche dalla giuria.

Così come va segnalata l’ottima Me and Earl and the dying girl (“Io e Earl e la ragazza che muore”, che titolo ragazzi) di Alfonso Gomez-Rejon, che già ha vinto il premio del pubblico al Sundance. Un ragazzo che stà per andare al college e che passo le giornate a girare, con un amico, parodie fatte in casa dei classici del cinema, diventa il migliore amico di una coetanea ammalata di leucemia. Si ride e si piange al tempo stesso.

Così così, invece, Febrary di Osgood Perkins (ebbene si, figlio del grande Anthony), horror molto classico, ma ben ambientato. Due ragazze restano sole in un college nelle vacanze invernali. Balzebù in persona si farà vivo.

Superluo, invece, sempre in campo horror Hellions di Bruce McDonald, solo un sacco di idee rubate a “Halloween”, “Rosemary’s Baby” e altri classici del genere. Un sacco di scene viste e riviste, ma portate all’eccesso per colpire lo spettatore, senza però riuscirci più di tanto.

Così così, invece, il francese Evolution di Lucile Hadzhalilovic: in un’isola del mediterraneo  vivono solo mamme eteree con i loro bambini, tutti maschi. Ma la scoperta di un corpo in fondo al mare, da parte di uno di loro, rompe una quiete apparente e, piano piano, si svela una terribile realtà. Tra horror e fantascienza, fin troppo gelido, tanto da diventare noioso, si trascina con fatica per un’orae venti, nonostante qualche buona intuizione a livello di atmosfera.

Concludiamo con la pellicola più bella vista sino ad ora: Real Oni Gokko/Tag, una delle tre presenti al Festival del regista giapponese di culto Sion Sono, al quale il TFF aveva già dedicato una rassegna qualche anno fa. Peccato che i suoi film non vengano mai distribuiti nelle sale italiane. E pensare che solo nell’ultimo anno ne ha girati ben cinque! Real Oni Gokko/Tag parte come un horror/splatter , ma con intuizioni geniali, a partire dalla scena iniziale (salutata da parte del pubblico con applausi e grida quasi da stadio!) in cui un vento assassino taglia in due una corriera con la quale una scolaresca si trova in gita scolastica. Si salva solo una ragazza, Mitsuko, che si da alla fuga inseguita, dapprima, dal vento stesso e che, poi, se la deve vedere con mille altre insidie. Il film diventa, man mano, sempre più visionario. Si evolve poi come un film di fantascienza con un finale inaspettato. Bellissima la fotografia e la colonna sonora della band nipponica Mono, musica assai eterea, quasi a far da contraltare a molte scene truculente (ma altre ve ne sono di sorprendentemente dolci ammalianti). Una sola parola: geniale! Non vediamo l’ora di vedere anche gli altri due film in programma, sui quali senz’altro se ne parlerà nel prossimo articolo.

[vi.des.]

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