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Chiude con un bilancio positivo il Torino Film Festival

the donor torino film festival27-11-2016 – 10:24 - Chiude con un bilancio positivo il  Torino Film Festival

Anche quest’anno il pubblico ha premiato il Festival, con una presenza massiccia di spettatori in tutte le sale a tutti gli orari.

Grande successo, in particolare, per Free State Of Jones (presto in tutte le sale) di Gary Ross (già regista degli ottimi “Plesantville” e “Hunger Games”), pellicola impreziosita da uno straordinario protagonista, ovvero Matthew McConaughey (probabilmente il miglior attore americano degli ultimi anni). La pellicola racconta la vera parabola civile ed umana di Newton Knight, contadino del Mississipi, che sul finire della Guerra di Secessione decide di disertare le truppe confederate e di dar vita ad una sorta di stato autonomo, contro la segregazione e il razzismo. Anche dopo la vittoria dell’Unione continuerà a battersi perché l’uguaglianza non resti solo sulla carta, ma si affermi anche nei fatti. Una piccola lezione di impegno civile.

Molto bello anche il film franco-tedesco L’Avenir di Mia-Hansen Love, con una sublime Isabelle Huppert. Una donna sulla cinquantina, brillante docente e autrice di testi di filosofia, si vede crollare, una dopo l’altra, tutte le sue certezze: il marito la lascia per una donna più giovane, la madre muore e il suo editore la “scarica”. Ma saprà reagire. Uno spaccato di vita reale, raccontato con ironia e sensibilità, come a volte solo i francesi sanno fare.

Tra le retrospettive, invece, va segnalata quella sul Punk. Tra le pellicole proposte una menzione per The Blank Generation (del 1976) documentario su quell’incredibile fucina di talenti che è stata la prima scena punk e new wave newyorkese, diretto da Ivan Kral. Con spezzoni di concerti di Ramones, Talking Heads, Patti Smith, Heartbrakers e molti altri. In un bianco e nero magnifico. Molto bello.

Qualche riserva in più su Jubilee, proposto nell’ambito della stessa rassegna, diretto da Derek Jarman. Come nella migliore tradizione del regista inglese, è una pellicola assai provocatoria, dove la trama è quasi un pretesto per una “non storia” dadaista. Il giubileo per i 25 anni del regno di Elisabetta II si svolge tra violenze, proteste, macerie, etc. Se ne accorge lo spirito di Elisabetta I, trasportata nel tempo da un angelo in quel di Londra, dove incontra un gruppo punk femminile. Comunque da vedere, trattandosi di una delle poche testimonianze del punk cinematografico inglese (compaiono anche i musicisti Adam Ant e le Slits).

Anche la pellicola spagnola Accion Mutante (prodotta da Pedro Almodovar e datata 1993), del regista Alex De La Iglesia, ha un piglio punk e trasgressivo. E’ la storia allucinante e grottesca (a tratti quasi “splatter”, peraltro), ma al tempo stesso assai divertente. Un gruppo di terroristi portatori di handicap rapisce la figlia di un ricco industriale al suo matrimonio e stermina quasi tutti gli invitati. Ma sarà con la richiesta del riscatto che le cose prenderanno una brutta piega. Non certamente un capolavoro, ma un buon film, certamente di difficilissima reperibilità sul piccolo schermo.

Venendo ora ai film in concorso, segnaliamo Christine, di Antonio Campos. Una bravissima Rebecca Hall interpreta la giornalista televisiva statunitense Christine Chubbuck che, all’apice di un esaurimento nervoso legato anche all’incapacità di accettare compromessi lavorativi legati  all’audience, si suicida in diretta TV. Fa riflettere e appassiona.

Qualche perplessità, invece, per l’esordio cinematografico di finzione della serba Tamara Drakulic, già autrice di due ottimi documentari, Vetar/Wind. E’ la storia di una sedicenne in vacanza in una spiaggia fluviale assieme al padre, appassionato di wind surf. La pellicola racconta quella fase della vita in cui si inizia a diventare donna (o uomo) attraverso un susseguirsi di sguardi, incontri, silenzi e parole. Il film si chiude con un appello ambientalista A tratti, però, sembra mancare la trama e pare quasi di scorrere le pagine di un album di fotografie. Stupenda (grazie anche ad un pezzo della colonna sonora azzeccatissimo), però, la scena in cui la protagonista intraprende una scorribanda in vespa sulle colline limitrofa assieme al surfista di cui si è invaghita.

Molto bello, invece, il film belga La Mecanique De L’Hombre. A Parigi un ex contabile, da poco uscito dall’alcoldipendenza, viene assunto da una misteriosa società che trascrive intercettazioni telefoniche. Verrà coinvolto in un intrigo dei servizi segreti, rischiando la vita propria e di un’amica anche lei in terapia (interpretata da Alba Rohrwacher). Influenzato da pellicole americane come “La Conversazione” di Coppola, ma anche da alcuni temi (sulla “paranoia” nei confronti del potere) cari a Pollack o a Polanski, è capace di svilupparli con il taglio tipico del polar francese. Secco e tagliente, nessuna concessione allo spettacolo fine a se stesso, ma allo stesso tempo con una tensione via via crescente. Per il sottoscritto una delle più belle pellicole del Festival.

L’unica pellicola italiana in concorso è stata quella di Andrea De Sica (nipote del grandissimo Vittorio). In un collegio dell’Alto Adige vengono mandati ragazzi dell’alta borghesia, con la prospettiva di diventare la classe dirigente del futuro. I ragazzi però debbono affrontare un’educazione severissima, che però tollera atti di violenza e bullismo nei confronti dei nuovi iscritti. Ma due studenti non ci stanno e iniziano a fuggire ogni notte per recarsi in un night club. Però poi le vicende dei due prenderanno pieghe diverse. Gelido e inquietante, vale un po’ lo stesso discorso de la Mecanique De L’Hombre: regia e storia molto asciutte, senza fronzoli e orpelli, ma anche capace di appassionare lo spettatore. Sicuramente un regista assai promettente.

Infine, la pellicola cinese Juan Zeng ZheThe Donor (Il Donatore). Un uomo vende un rene a un giovane moto ricco, che intende salvare la sorella in dialisi. L’intervento però non va bene e il giovane vorrebbe comprare, ad ogni costo, un rene del figlio dell’uomo che, però, non ci stà. Montaggio serrato e tensione crescente, in una pellicola che fa propri molti aspetti della società cinese: il potere del denaro, il divario tra ricchi e poveri, l’abnegazione per il lavoro, il senso di inferiorità nei confronti di chi ha il potere. Ed è proprio The Donor il vincitore del Festival, come miglior film. Probabilmente decisivo per la vittoria è che si tratta si di un film di finzione, ma che allo stesso tempo che prende a piene mani molti aspetti, spesso negativi, del “new deal” cinese, riuscendo però ad elaborare un racconto da un lato poetico, dall’altro assai sinistro. Premio anche per la miglior sceneggiatura.Premio della giuria a Los Decentes di Lukas Valenta Rinner. Il premio del pubblico, invece, va a Wir Sidi Die Flut/We Are The Tide di Sebastian Hilger. Miglio attrice Rebecca Hall per Christine. Miglior attore  Nicolas Duran per Jesus.

Vit.Des.

 

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