Era il 9 dicembre dello scorso anno quando a Perosa Argentina, nel poligono Sottotiro, Michele Manconi 65 anni, ex dipendente torinese della Gtt era morto intossicato dai fumi dell’incendio che si era sprigionato subito dopo che aveva sparato con la sua Smith&Wesson delle carrtucce ricaricate a casa, pratica consentita che viene adottata per risparmiare sul costo delle cartucce. Da allora la struttura è chiusa, è stata messa sotto sequestro e i dipendenti sono stati licenziati.
Indagati
Nel registro degli indagati sono finiti Marco Depretis, amministratore delegato e suo figlio Davide, presente nel poligono e che quel pomeriggio aveva cercato di spegnere le fiamme e messo in salvo le altre persone che si trovavano all’interno di una struttura di 3.000 metri quadri, considerata anche all’estero all’avanguardia per le tecnologie usate, che contava 9.000 iscritti.
La difesa
Per il sostituto procuratore Elisa Pazè le cause sono riconducibili ai materiali usati all’interno del poligono per l’isolamento acustico. L’avvocato della difesa, Giulio Pellegrino, entro pochi giorni consegnerà una memoria difensiva. Dice l’avvocato: “La nostra difesa si baserà sui materiali usati e sulle circostanze della morte”. Aggiune Marco Depetris: “Periodicamente eseguiamo una pulizia meticolosa di tutto il poligono utilizzando un particolare aspirapolvere con un sistema di protezione dei motori per evitare che le scintille possano provocare esplosioni. Abbiamo un video del circuito interno di sorveglianza nel quale si vede che tre giorni prima eravamo entrati nella linea di tiro per la pulizia. I nostri materiali sono tutti in classe 1”.
Il mistero della pistola e le ultime immagini
Ancora non è stata trovata la seconda pistola che la vittima aveva portato al poligono, forse si è fusa con il calore che si è sviluppato nel rogo e al vaglio degli inquirenti ci sono le ultime immagini del circuito interno di sorveglianza Dice Marco Depetris: “ Si vede Manconi che, subito dopo che si è sviluppato l’incendio, è fuori dall’area di tiro, nel corridoio vicino all’ingresso, ma poi inspiegabilmente rientra”. Cercava l’altra pistola, voleva spegnere le fiamme o magari stordito dal fumo era alla ricerca di una via di fuga, finendo in quel nel bagno dove l’avevano trovato poco dopo i vigili del fuoco? Quesiti per i quali si attendono ora delle risposte.