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I sindaci di montagna chiedono interventi per garantire i servizi sanitari

Marco Ventre, presidente Unione montana Valli Chisone e Germanasca.

Marco Ventre, presidente Unione montana Valli Chisone e Germanasca.

Il punto sulla situazione sanitaria in montagna viene sintetizzato da Marco Ventre, Presidente Unione Montana Valli Chisone e Germanasca, e dal sindaco di Pragelato Giorgio Merlo  dopo un incontro, avvenuto oggi mercoledì 5 ottobre,  con i sindaci delle valli Chisone, Gemanasca  e Via Lattea che concordano nel dire che   senza un intervento urgente della politica interi territori  sono a rischio spopolamento.

In un comunicato stampa fanno il punto sulla situazione

“Adesso la politica, se ha coraggio e coerenza con i recenti pronunciamenti fatti, deve battere un colpo forte e determinato. In discussione, infatti, c’è la permanenza del servizio sanitario di base nei territori montani. A cominciare dai nostri territori, le Valli Chisone e Germanasca e quelli della Via Lattea. Lo abbiamo ribadito stamane in un affollata conferenza stampa nella sede dell’Unione Montana a Perosa Argentina presenti i Sindaci delle due Unioni Montane torinesi.
Anzitutto, però, vogliamo ringraziare per il lavoro, efficace e prezioso, la Direzione Asl TO 3 e, nello specifico, del Direttore del Distretto pinerolese, Paola Fasano, per aver risolto il problema di sostituire prontamente i medici che sono andati in pensione nei nostri territori. Pur in mezzo a mille difficoltà per i vincoli burocratici e le norme esistenti in materia di legislazione sanitaria.
Tuttavia, si tratta, come ovvio, di incarichi temporanei – come prevede la legge – che rischiano però, nell’arco di poco tempo, di riproporre il medesimo problema se i singoli medici non rinnoveranno l’incarico dopo il tempo prestabilito.
Insomma, al centro del dibattito c’è la tutela – o meno – di avere ancora un presidio medico sanitario permanente e stabile nei territori montani. Senza questa garanzia e in territori caratterizzati da un forte invecchiamento della popolazione, l’unica strada sarà quella del progressivo spopolamento e del trasferimento a valle di molte persone con tutte le conseguenze facilmente prevedibili.
Tocca quindi al legislatore, alla Regione Piemonte e alla Conferenza Stato/Regioni affrontare di petto la questione. E cioè, nello specifico, dalla capacità di rivedere il contratto nazionale dei medici per favorire una maggior mobilità alla possibilità per il vertice della sanità pubblica di poter disporre dei poteri per la copertura di tutto il territorio attraverso i medici di base; dall’’avere più medici a disposizione a fronte di un massiccio pensionamento nei prossimi anni – 1200 nel solo Piemonte – alla necessità di non smantellare i servizi essenziali nelle aree montane. A cominciare proprio da quello sanitario.
Ecco perchè adesso tocca solo e soltanto alla politica intervenire. Senza questa assunzione di responsabilità immediata ed urgente, non lamentiamoci poi se i territori montani saranno sempre meno competitivi ho e, soprattutto, meno abitati e frequentati. Perchè senza la garanzia dei servizi essenziali – la sanità di base, innanzitutto – sarà del tutto inutile continuare a parlare di soli incentivi per favorire la presenza di nuovi abitanti e nuove professioni in questi territori”.

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