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Nomine commissari delle comunità montane: la regione spenderà 410mila euro. Errore che poteva essere evitato

PEROSA ARGENTINA04/04/2014 – 19:08 – Uncem evidenzia l’impropria spesa. Avevamo suggerito alla Giunta di scegliere gli attuali presidenti. La scelta della Regione Piemonte di nominare i primi 14 commissari liquidatori di altrettante Comunità montane, a quaranta giorni dalla tornata elettorale che rinnoverà il Consiglio regionale, lascia fortemente perplesso l’Uncem e gran parte dei Comuni montani, pronti a continuare a lavorare nella costituzione delle Unioni montane ma non disposti ad accettare il rischio di perdere un patrimonio unico di beni e servizi, maturato in quarant’anni. Perlopiù con un aumento della spesa pubblica, visto che i venti commissari pronti ad arrivare nelle Comunità montane costeranno alla Regione Piemonte, dunque alla collettività, oltre 410mila euro l’anno. Uncem aveva invitato, sei mesi fa, la Regione a scegliere gli attuali presidenti (che non hanno ricevuto un solo euro di indennità in quattro anni di lavoro!) come commissari. Lo stesso era avvenuto nel 2009 a seguito della legge 19/2008 varata dalla Giunta Bresso. La spesa di 410mila euro era evitabile. “Uncem – spiega il presidente Lido Riba – non ha mai respinto le necessità di evoluzione del sistema, di trasformazione, di miglioramento di alcune situazioni più complesse. Ma allo stesso tempo ha combattuto contro chi ha voluto svilire il ruolo dei presidenti con continui attacchi ma anche annullando ogni compenso e ogni minima indennità. Sui Commissari si potevano fare scelte diverse”. In Liguria, per liquidare otto Comunità montane, i commissari sono stati individuati tra funzionari regionali, senza aumento della spesa. Dopo quattro anni, alcune partite sono ancora aperte, con i commissari al lavoro per dirimere questioni burocratiche per le quali non esistono soluzioni (neppure mutuando il diritto societario). Uncem non mette in dubbio competenze e conoscenze dei Commissari scelti in Piemonte con il bando regionale e assicura sin d’ora la possibilità di interazione, costruzione di percorsi, affinché il processo sia breve. La Regione dovrà però rispondere subito a una serie di dubbi e domande che già emergono da sindaci e amministratori. La Regione Piemonte, con il commissariamento, oggi mette anche a rischio beni (dagli acquedotti realizzati con investimenti delle Comunità negli ultimi vent’anni, alle centrali idroelettriche di proprietà degli enti) e servizi ai cittadini, alle imprese, ai Comuni che compongono i soggetti istituzionali montani nati nel 1973. Dieci Comunità montane gestiscono il servizio socio-assistenziale ad esempio: da oggi verrà coordinato dai Commissari? Chi si occuperà degli investimenti per la manutenzione ordinaria del territorio grazie ai fondi Ato? Chi gestirà gli sportelli forestali e quelli per le attività produttive? Cosa succederà nelle società dove la Comunità montana ha delle quote? Il rischio, con la liquidazione, è perdere centinaia di milioni di euro di opere pubbliche, di beni di proprietà delle Comunità e dei Comuni, di mandare all’aria un intero patrimonio costruito in quattro decenni. Peccato la Regione non si sia accorta degli evidenti vantaggi di una scelta diversa da quella fatta oggi con le nomine (forte il rischio di impugnativa al Tar da parte di molti Comuni). Al posto di proseguire sulla strada dello sviluppo, si rischia di tornare indietro. E a rimetterci sarà chi vive e lavora nelle Terre Alte.

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