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Nelle sale cinematografiche torna la paura con It, tratto dal romanzo di Stephen King

IT webÈ nelle sale IT, il film che il regista Andrés Muschietti ha tratto dall’omonimo romanzo del 1986 del maestro dell’horror Stephen King.
Sette ragazzi sfidano – e sfideranno anche da adulti – una creatura antica e mutaforma, capace di impersonificare paure e di controllare gli eventi e le deboli menti degli abitanti di Derry, immaginaria cittadina del Maine, dove si susseguono sparizioni e omicidi sopratutto di bambini.
L’assassino non si trova, ma nemmeno si cerca, la gente pare dimenticare i tremendi accaduti e di fronte all’ennesima sparizione si dimentica della precedente, nessuno sembra curarsi di ciò che succede fatta eccezione per sette ragazzi (uno dei quali colpito personalmente dell’uccisione del fratellino). Si autobattezzano “i Perdenti”, perché sono emarginati, incompresi dalle famiglie, perseguitati dai bulli.
Proprio “i Perdenti” saranno gli unici a comprendere e combattere l’oscuro male che incombe su Derry, gli unici a credere nell’entità malvagia che si presenterá a loro per lo più con le sembianze del sinistro clown Pennywise, che la banda dei sette ragazzi chiamerá proprio “IT” (Esso).
Ma cosa rappresenta questa creatura?
IT non è solo un clown ammazza bambini, ma la personificazione del terrore di ognuno, IT è il cancro che infetta Derry, è la rapacità del male nascosto dietro una società dove non c’è spazio per i sogni.
Proprio per questo la banda dei perdenti verrá messa a dura prova da questa entità che parrebbe immortale ma che in realtà non lo è fino in fondo. IT ha paura di loro, una paura incontrollabile che nasce dal coraggio di questi ultimi, li teme perché loro credono in lui ma al tempo stesso credono nel bene che nasce dalla loro unione, quel bene che oscura ogni terrore. Sarà proprio la consapevolezza data dalla loro amicizia l’arma che li aiuterà a sconfiggere il male.
Quest’opera di Stephen King è una storia di amicizia, di maturazione, di coraggio, ma è anche una storia che sfiora temi di attualità come il bullismo, la violenza domestica, il razzismo, l’emarginazione sociale e il menefreghismo del prossimo verso un male che è intrinseco anche (e sopratutto) nei luoghi più comuni e familiari, quei luoghi dove si dovrebbe trovare conforto e sostegno e dove invece alcuni dei protagonisti trovano violenza, indifferenza, rancore.
Questa opera torna in un momento storico in cui quotidianità e cronaca sono rassegna di sopraffazioni e sofferenze, per questo Pennywise non può essere per i nuovi spettatori una semplice incarnazione di un misterioso male che accende terrore e muove avventure. È il concentrato, l’energia chiave nella quale confluiscono le storie dei sette “Perdenti” e della società in cui ci si identifica.
Per quando adattare a pellicola quasi 1300 pagine di un romanzo così denso quale è IT sia un impresa ardua, così come fece Tommy Lee Wallace nella sua miniserie del 1990, anche Andrés Muschietti da una sua personale impronta alla pellicola.
In questa prima parte (la seconda è prevista nel 2019) Muschietti s’è preso libertà di sceneggiatura, facendosi sfuggire qualche modifica che non sarà ben vista dagli amanti del romanzo, ma con intenzioni profonde e analitiche, che fanno meglio trasparire i caratteri dei protagonisti e la vera essenza del personaggio di Pennywise.
Questo IT del 2017 non è solo un horror contemporaneo, ma un omaggio a una magnifica opera letteraria che ripropone le grandi intuizioni di King nel leggere il cuore dei giovani e del loro diventare adulti, lasciando che uno spicchio di mondo gridi o bisbigli, sorrida o pianga la realtà patologica, la ribellione e l’autodifesa con le quali le nuove generazioni si misurano.

Enrica Neirotti

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