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Buona domenica a medici e infermieri che sul volto hanno i segni delle mascherine

coronavirus-infermiera-culla-Italia-771x675Il Coronavirus deve indurre tutti a delle riflessioni. Oggi medici e infermieri stanno dando dimostrazione di un alto senso del dovere, tutti abbiamo visto le immagini di volti segnati dalla stanchezza e dai lividi delle mascherine tenute sul volto anche 12 ore. Un senso del dovere che li accompagna durante tutta la loro vita professionale, ma che viene alla luce in queste situazioni.

Tutti sanno che  i posti in rianimazione sono una risorsa limitata, all’ospedale Agnelli di Pinerolo ad esempio, non per i coronavirus, si stanno utilizzando anche due postazioni in sala operatoria. Ma ora è anche giunto il momento di riflettere su tutti i tagli che negli anni i governi hanno apportato alla sanità. Basti pensare a quanti ospedali sono stati chiusi, a quanti posti letto cancellati. In un rapporto dell’Annuario Statistico del Servizio Nazionale, pubblicato lo scorso anno, e che fa riferimento al 2017, si legge:“l’assistenza ospedaliera si è avvalsa di 1000 istituti di cura, di cui il 51,80 % pubblici ed il rimanente 48,20 privati accreditati. Risulta confermato il trend decrescente del numero di istituti già evidenziatosi negli anni precedenti, effetto della riconversione e dell’accorpamento di molte strutture”. In 10 anni sono state chiuse 200 strutture. E’ però da 25 anni  che si punta ad una riduzione degli ospedali. Calati anche i posti letto che nel 1998 erano di 5,8 posti ogni 1000 abitanti, nel 2017 si è scesi a 3,6. Una scelta che si basa sulla deospedalizzazione per dare maggior spazio alle cure domiciliari utili per i pazienti anziani, che in questo modo non vengono esposti a contrarre infezioni ospedaliere. Scelte giuste, sbagliate? Difficile dare una risposta univoca, ma ricordando un antico detto: “tutti i nodi vengono al pettine”, a farne le spese siamo tutti noi, perché la Sanità riguarda tutti. Ma senza dubbio l’epidemia di coronavirus che ci vede uscire sui balconi per un corale applauso alla sanità pubblica, come tributo a chi ci cura, non deve essere solo un gesto isolato destinato ad essere dimenticato quando l’emergenza sarà finita.

Buona domenica a tutti gli operatori della sanità.

A.G.

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