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In calo in Piemonte del 15% il gioco d’azzardo. Il Pd: “Non si tocchi la legge”

slot machine“Giovedì in Commissione consiliare regionale è arrivata l’ennesima conferma che la legge regionale del 2016,  per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico, funziona”, ad affermarlo è la consigliera del Pd Monica Canalis che aggiunge: “I dati sul gioco d’azzardo patologico sono in costante miglioramento, allora perché la maggioranza insiste nel tentativo di modificare la norma? I numeri presentati oggi dagli uffici dell’Assessorato e da Ires parlano chiaro. Peccato che la Giunta non li abbia ascoltati: nessun assessore presente e tantomeno il Presidente Cirio. Un fatto grave, un atteggiamento che evidenzia l’approccio della maggioranza e dell’esecutivo rispetto al problema del gioco d’azzardo patologico”.

In in una nota stampa firmata anche Domenico Rossi, vicepresidente della commissione sanità relatore di maggioranza della legge 9/2016  e Diego Sarno, portavoce PD commissione legalità e referente regionale di Avviso Pubblico, scrivono: ” I numeri presentati da IRES parlano chiaro, i volumi del gioco registrano un -15% a favore del Piemonte solo nell’ultimo anno. Anche le perdite sono diminuite di molto. A livello nazionale sono scese di 0,9%, mentre a livello regionale del 16,5%. Se avessimo tenuto l’andamento del nazionale i cittadini avrebbero perso circa 500 milioni di euro in più . Non si evidenzia nemmeno un effetto sostituzione del gioco on line perché, seppur in salita, anche in questo caso, tra il 2016 e il 2019 la curva piemontese cresce meno di quella nazionale (+72% nazionale contro +70% regionale).

 L’assunto su cui si basa la legge è dimostrato: riducendo l’offerta di gioco si riduce la domanda.Ora in Piemonte, grazie alla legge regionale, abbiamo un locale con slot-machine ogni 3000 abitanti contro una media nazionale di 1 ogni 980.

“I risultati sono significativi e sono stati conseguiti grazie ad una norma applicata solo a metà. Il piano di comunicazione e prevenzione previsto dalla legge, già predisposto dagli uffici e finanziato con 600 mila euro, non è ancora partito: attende solo il via libera della Giunta. Cosa stanno aspettando?”. Chiedono i firmatari del comunicato che aggiungono: “Il distanziometro e i limiti di orario sono importanti per limitare la pervasività dell’offerta di gioco, ma occorre anche un lavoro culturale ed educativo per vincere la sfida contro il GAP.  Quali dati avremmo oggi se insieme agli articoli dei divieti avessimo messo in campo una seria campagna culturale? Crediamo ancora migliori di quelli attuali”.

E poi un’altra riflessione: “Tra il 2016 e il 2019 i pazienti in carico ai servizi sanitari piemontesi per dipendenza dal gioco sono diminuiti del 20,6%, quante altre persone e famiglie avremmo potuto aiutare? Nel 2016 erano 1.327, mentre nel 2019 erano scesi a 1.054.

Si ricordi che dalla relazione emerge anche come nei Comuni dove sono state applicate ordinanze più restrittive i volumi di gioco si sono ridotti in proporzione più rilevante rispetto ai Comuni che hanno adottato misure più permissive, nel caso delle slot i primi hanno registrato un calo di 135 euro pro capite, i secondi di 34 euro.

 E’ il caso di dire che la legge funziona ‘nonostante tutto’ e ancora una volta la conferma arriva dalle cifre: le perdite di un giocatore piemontese dal 2016 sono diminuite del 16% rispetto quelle del giocatore medio in Italia (-0,9%), con una costante riduzione passando da 1,2 miliardi a poco più di un miliardo nel 2019. Con quale coraggio, ma soprattutto su quali evidenze e per quali ragioni la maggioranza insiste nel voler modificare la legge.

 Persino il tema dei problemi occupazionali del comparto, su cui da sempre fanno leva i detrattori della norma, non regge più. Il saldo occupazionale nelle tabaccherie dal 2016 al 2020 è positivo e nelle sale da gioco e scommesse il rapporto tra assunzioni e cessazioni porta alla perdita di 52 posti di lavoro in 4 anni e non al paventato crollo del settore”.

E concludono: ”Invitiamo pertanto la maggioranza ad abbandonare l’idea di modificare la legge in vigore  e a ritirare la propria legge abrogativa: piuttosto, si impegnino per applicare il piano di prevenzione e comunicazione che darebbe ulteriore slancio ai già significativi risultati ottenuti”. 

 

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