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Gli imprenditori Bianciotto portavano i loro guadagni nei paradisi fiscali, denunciati anche i consulenti

L'ingresso del deposito di Pinerolo

L’ingresso del deposito di Pinerolo

Riciclaggio ed auto-riciclaggio, con l’aggravante della transnazionalità. Sono questi i reati da cui dovranno ora difendersi i fratelli Diego ed Elmo Bianciotto e Roberta Camusso, moglie di quest’ultimo unitamente ai loro consulenti fiscali.

I fratelli Bianciotto e Roberta Camusso stanno scontando in carcere la pena accusati di aver evaso dal 2009 al 2013 oltre 5,6 milioni di euro e di aver portato alla bancarotta la Bianciotto s.n.c., che in quegli anni gestiva la rivendita di mezzi militari dismessi ben visibili sulla rotonda statale che collega Pinerolo al capoluogo piemontese. Stessa sorte anche per la Itel s.a.s., società che gestiva l’emporio “Eurostock” di Roletto. La Guardia di Finanza di Torino, già nel novembre 2017, aveva confiscato numerosi immobili e beni riconducibili ai tre condannati al fine di recuperare le somme sottratte al Fisco, ma il loro valore complessivo era risultato comunque inferiore alle imposte evase. L’indagine condotta dai Finanzieri del Gruppo Orbassano e coordinata dal Pubblico Ministero Giuseppe Riccaboni della Procura Torinese, è durata quasi due anni e si è sviluppata attraverso l’esecuzione di accertamenti bancari e patrimoniali, esami contabili, rogatorie internazionali, intercettazioni telefoniche, perquisizioni, appostamenti e pedinamenti, tutte attività che hanno permesso agli inquirenti di individuare i proventi illeciti sfuggiti alla confisca. Ne è emerso un complesso sistema di lavaggio del denaro che, partendo da Pinerolo, si è ramificato in più Stati e paradisi fiscali, dal Regno Unito a Panama, dall’Ungheria a Tangeri, dalla Romania a Madeira; consistenti proventi illeciti reimpiegati in attività imprenditoriali nazionali ed estere il tutto attraverso fantomatiche società create al solo fine di nascondere la provenienza illegale del denaro. L’ideazione, la pianificazione e la gestione delle società “fantasma” era in capo al loro commercialista. Il 18 gennaio 2020 è la data decisa dal Giudice per le Indagini Preliminari, Elena Rocci, (al termine dell’udienza preliminare dello scorso venerdì) in cui gli imputati dorranno presentarsi in tribunale dove, come detto, dovranno difendersi dal reato di riciclaggio ed auto-riciclaggio, con l’aggravante della transnazionalitàNel frattempo, su input degli inquirenti, il G.I.P. Giacomo Marson ha disposto il blocco dell’intero patrimonio nazionale ed internazionale dei Bianciotto e delle imprese a loro riconducibili per un valore complessivo di circa 3,8 milioni di euro: si tratta di due complessi aziendali, tre immobili residenziali in Pinerolo (TO) e San Pietro Val Lemina (TO), un fabbricato commerciale in Roletto (TO), uno Yacht ormeggiato a Loano (SV), una BMW X6, un’AUDI A6 e 4 conti correnti accesi su filiali nazionali. Inoltre I Finanzieri, attraverso una rogatoria internazionale, hanno sequestrato, quattro conti correnti accesi presso filiali bancarie con sede in Romania, per un valore di circa 280.000 euro. In caso di condanna, quanto sequestrato sarà confiscato e lo Stato acquisirà la proprietà di beni e valori per un ammontare che, sommato a quello della precedente confisca del 2017, compenserà le imposte evase nel tempo dagli imprenditori pinerolesi.

 

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