Il caso dei due cani uccisi a Perrero da un cacciatore è stato archiviato, sulla vicenda riceviamo e pubblichiamo una nota stampa della Lega Anticaccia di Pinerolo.
COMUNICATO STAMPA
Le sentenze si rispettano anche quando non si conformano alle nostre aspettative ma ciò non impedisce di esprimere tutto il nostro sconcerto davanti ad un simile esito giudiziario
Si tratta del caso dei due cani Argo e Fiamma, uccisi con due fucilate da un cacciatore reo confesso, mentre erano a passeggio su un sentiero sulle montagne di Perrero con il loro proprietario, un giorno di dicembre 2023.
Un caso di eccezionale trasparenza, supportato da indagini meticolosissime, prove inconfutabili e persino dall’ammissione di responsabilità da parte del cacciatore autore degli spari.
Ebbene, tutto questo non è bastato nemmeno a processare l’indagato, poiché il giudice ha disposto l’archiviazione del caso, peraltro facendo seguito alla richiesta di archiviazione già avanzata dal Pubblico ministero.
La motivazione: mancherebbe la certezza dell’elemento soggettivo, cioè non sarebbe provato sufficientemente che il cacciatore volesse uccidere due cani, ma che si sia “sbagliato”.
La radice della decisione del giudice, che riteniamo sommamente ingiusta sia nel merito che nel metodo perché non espressa a seguito di un processo, è che l’articolo 544 bis del codice penale prevede l’uccisione di animali come delitto, cioè come reato grave, implicando così che l’uccisione debba essere commessa con dolo (cioè non “per sbaglio”, cioè con colpa).
E secondo il PM ed il Giudice ciò non è provato.
Eppure il cacciatore, reo confesso, era un cacciatore abilitato alla caccia di selezione, quindi con specifica formazione nel riconoscimento degli animali: appare inverosimile che non avesse la consapevolezza di stare sparando a 2 cani e li avesse confusi con qualche altro animale.
L’uccisione peraltro è avvenuta con solo due colpi sparati con la carabina: una precisione che avvalora le sue abilità di cacciatore e allontana l’ipotesi della sua incapacità a riconoscere gli animali a cui stava sparando.
Questo aspetto, se accettato, ribadisce peraltro il rischio per la pubblica sicurezza costituito dalla presenza in luoghi aperti di cacciatori che sparano senza la certezza di quale sia il bersaglio dei loro colpi.
L’ordinanza di archiviazione, infine, pare paradossalmente attribuire una responsabilità dell’accaduto al padrone dei cani, evidenziando che i cani non indossassero un cappottino fluorescente, non previsto da alcuna norma, mentre erano a passeggio col loro padrone su un terreno, peraltro, di sua proprietà
La LAC si è da subito attivata sostenendo i proprietari dei cani, sia proponendo la propria costituzione di parte civile che partecipando all’atto di opposizione contro la decisione di archiviazione proposta dal PM: tutto questo purtroppo invano.
Resta quindi l’amarezza di una giustizia che sentiamo negata, peraltro senza aver dato seguito ad un processo nel quale i fatti sarebbero stati analizzati e, riteniamo, dal quale sarebbe emersa la colpevolezza del cacciatore.
Ma questa è la parte di storia che non è stata scritta.