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La donazione d’organi del bracciante del Togo riaccende le speranze nella vita in tre regioni

Luserna alta vuole essere vicina alla famiglia

Luserna alta vuole essere vicina alla famiglia

Nella storia d Fousseni, il giovane del Togo che ha donato gli organi c’è tutto.

Si intrecciano generosità e dolore, l’affetto di un intero paese e la cultura di un popolo musulmano per il quale il corpo del defunto non si tocca e poi quella di un uomo, di queste valli, che ha voluto diventare il padre adottivo di Fousseni.

Ma soprattutto questa è un’intensa vicenda che arriva in  un momento in cui si assiste alle azioni  criminali di chi  fa strage in una chiesa  e che ci invita a  rivolgere lo sguardo verso chi con il suo gesto dona speranza. Già perché se il colore della pelle è diverso non è diverso il colore degli organi che salvano la vita. E come ricorda il vescovo di Pinerolo: “ Gli immigrati sono uguali a noi”

La storia del giovane

Aveva 28 anni Fousseni, si era lasciato alle spalle la sua terra dove aveva conosciuto solo dolore, il padre era stato ucciso davanti ai suoi occhi quando era diventato scomodo ad una famiglia potente, la madre era morta di malattia e quando lui si era ribellato alle ingiustizie sociali era finito in carcere. Picchiato. Poi la svolta legata al fatto che lui avesse un vecchio furgone barattato per la libertà. Non con un barcone, non era un clandestino, ma con un corridoio umanitario, nel 2013 era  arrivato in Italia, atterrato a Malpensa, aveva preso il treno per Torino e in  questura aveva presentato il documento per l’assistenza sussidiaria.

Verso il futuro

Trova lavoro nei campi a Bibiana nell’azienda agricola il Frutto Permesso, la diffidenza verso chi ha un colore della pelle diversa dopo un poco sbiadisce e lui viene ben voluto tanto da affidargli incarichi organizzativi.Ha la tranquillità economica e decide di far arrivare dal Benin  la ragazza che vuole sposare e diventa padre per due volte di un bambino di 4 anni e di una piccola di 5 mesi.

Trova un padre

E si aggiunge un capitolo nella sua storia, perché quel signore dai modi garbati, privo di pregiudizi, abituato alle adozioni a distanza, non solo gli affitta un alloggio a Luserna Alta, vicino alla chiesa, che gli donerà, ma  gli regala una macchina per andare a lavorare e poi compie un passo importantissimo: diventa il suo padre adottivo. “ E’ stato complicato- spiega questo signore che vuole restare anonimo, e desidera essere chiamato nonno Nico come lo chiama il suo nipotino- sono andato 30 volte in tribunale ma alla fine sono riuscito a diventare il padre adottivo di Fousseni, questo è importante perché il suo permesso sarebbe scaduto nel 2023”.

La firma per diventare donatore

Racconta il padre del giovane: “Quando siamo  andati in Comune a Luserna per fare la carta d’identità gli hanno chiesto se voleva diventare donatore, lui ci ha pensato un attimo e poi ha voluto replicare la mia scelta. Una decisione che si è tenuto per sè senza dire nulla alla moglie e alla sua comunità islamica”.

Un’emorragia cerebrale cancella il suo futuro

Arriva il momento più difficile quando i medici dell’ospedale Agnelli di Pinerolo devono spiegare a quella moglie, a quella giovane mamma, che Fousseni non tornerà più a.casa.

Continua il padre: “ lei non sapeva che suo marito fosse diventato un donatore d’organi. Comprensibile quindi la netta opposizione alla donazione condivisa da tutta la comunità islamica, ma alla fine ha prevalso la decisione che suo marito aveva preso”. Cuore, polmoni, reni, fegato, pancreas, cornee, sono stati prelevati per dei trapianti in PIemonte, Lombardia e Emilia Romagna. La salma verrà tumulata a giorni nel cimitero islamico di Rivalta.

L’affetto del paese

Luserna San Giovanni,  quello che era il suo paese, non lascerà sola quella mamma con i suoi  bambini. A Luserna Alta, dove lui viveva, si stanno moltiplicando le dimostrazioni d’affetto. “Il  Comune sarà vicino a questa famiglia”, dice il sindaco Duilio Canale. Certo servono aiuti economici ma anche un robusto sostegno psicologico per affrontare la tragedia.

L’invito del vescovo

Derio Olivero, il vescovo di Pinerolo, davanti a questa vicenda invita ad una riflessione: “ A chi teme che lo straniero venuto in Italia ci porti via qualcosa di nostro dico che invece lui ha donato i suoi organi che permetteranno ad altri di vivere. Ci troviamo davanti ad una vicenda umana, che diventa  un simbolo che deve far riflettere,  in un momento nel quale si additano i criminali, ricordiamoci cosa ci ha insegnato il gesto di questo ragazzo arrivato dal Togo”.

Cala il silenzio su questa storia che cede il passo alla meditazione.

Antonio Giaimo

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