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Inaugurata mostra dedicata a Beppo Levi a Torre Pellice

E’ stata inaugurata, questo weekend, a Torre Pellice la mostra ” Beppo Levi: migrante  forzato per motivi di razza”  presso la Fondazione Centro culturale valdese. La mostra sarà visibile fino al 29 settembre; da martedì a giovedì dalle 9 alle 18, venerdì dalle 9 alle 13 e il sabato e la domenica dalle 15 alle 18.

La mostra temporanea “Beppo Levi: migrante forzato per motivi di razza”, realizzata a inizio 2019 in occasione della Giornata della Memoria, racconta la vicenda di Beppo Levi matematico italiano di fama costretto all’espatrio per fuggire alle leggi razziali. L’esposizione presenta uno spaccato della vita di Levi attraverso documenti d’archivio, lettere, libri e fotografie custoditi al Museo dell’emigrazione regionale di Frossasco e per l’occasione “prestati” alla Fondazione Ccv. A differenza della precedente esposizione nell’allestimento torrese della mostra (Torre Pellice per altro che un tempo i Levi frequentavano nelle loro vacanze) uno spazio sarà riservato a materiale proveniente dal patrimonio librario della Biblioteca valdese e racconterà per brevi cenni anche la prospettiva valdese e valligiana nell’estate del 1938 e sulle leggi razziali.

Dopo la fuga dall’Italia nel 1938 Beppo Levi ricominciò con la sua famiglia in un certo senso la propria vita in Argentina, il Paese che lo accolse e che lo ricorda come il “padre della matematica”. In Sud America rilanciò infatti la propria carriera di ricercatore e docente universitario (cosa che in Italia gli era stata preclusa dalle politiche razziste del regime fascista) e qui Levi acquisì nel dopoguerra un ruolo di primo piano nella ricerca matematica.

“Attraverso le sue lettere – dice Davide Rosso, direttore della Fondazione Ccv -, leggendo e citando  dunque le sue stesse parole, la mostra prova a delineare la personalità di Levi, ma anche a indagare un periodo storico caratterizzato da due conflitti mondiali, dalla degenerazione dell’idea di nazione, dal proliferare delle persecuzioni; e nella versione torrese della mostra anche a dare una suggestione sulla reazione di alcune persone nel mondo valligiano alle leggi razziali e parallelamente sulle notizie che alcuni giornali allineati al Partito Nazionale Fascista davano nel 1938 anche alle Valli valdesi. Un tuffo per dirla con Montale in un tempo in cui ‘distilla veleno una fede feroce”.

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